Intervista
Emanuela Calandri
Emanuela Calandri

La guerra intima degli adolescenti. Ansia e depressione si prevengono insieme ai genitori

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) nel 2020 la depressione sarà la più diffusa tra le malattie mentali e gli episodi di autolesionismo, suicidio o tentato suicidio negli adolescenti sembrerebbero in aumento. Ne abbiamo parlato con Emanuela Calandri, docente di Psicologia dello sviluppo e dell'educazione. 

Dottoressa Calandri, di recente è stato presentato il documentario Come stanno i ragazzi, svolto in collaborazione con l’ospedale di Padova, per sensibilizzare sulla crescente depressione negli adolescenti. Cosa dicono i dati su questo tema?
Secondo il National Institute of Mental Health, l’11.4% degli adolescenti ha vissuto importanti episodi depressivi negli ultimi 12 mesi (Substance Abuse and Mental Health Services Administration, 2014), dato che raggiunge il 25% fra gli adolescenti sotto i 18 anni.
Uno studio internazionale pubblicato di recente su Journal of Child Psychology and Psychiatry (2020) rileva che in Europa oltre un quarto degli adolescenti (27,6%, con età media di 14 anni) ha messo in atto comportamenti autolesivi occasionali o ripetuti nel tempo. In Italia il fenomeno riguarda circa il 20% dei ragazzi.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza, nel biennio 2015-2017, i tentativi di suicidio sono raddoppiati, passando da un 3,3% ad un 5,9%. La fascia d’età più coinvolta è quella che va dai 14 ai 19 anni con una percentuale maggiore che riguarda le ragazze. A monte di tali comportamenti troviamo una condizione di depressione. Il rischio internalizzato in adolescenza richiede quindi un’attenzione speciale.

Quali sono le principali cause di depressione in questa fascia di età? Che ruolo ha la famiglia e quale i social network?
La preadolescenza (ovvero l’età fra gli 11 ed I 13/14 anni) è un periodo ricco di cambiamenti, fisici e psicologici, che generalmente si collegano all’incremento delle abilità cognitive e sociali ma anche a un aumento alla vulnerabilità alla depressione, soprattutto fra le ragazze. La letteratura evidenzia che i sintomi depressivi iniziano a manifestarsi in preadolescenza e aumentano nel corso dell’adolescenza e degli anni della giovane età adulta. Anche le differenze di genere rispetto alla comparsa dei sintomi depressivi emergono proprio in preadolescenza, con una prevalenza doppia delle femmine rispetto ai maschi (intorno ai 12-13 anni).
Fra le cause troviamo le fragilità individuali, le difficoltà dei contesti di sviluppo (famiglia e scuola) a sostenere e incoraggiare i ragazzi e le ragazze nei loro percorsi di crescita. Anche l’uso massiccio dei dispositivi elettronici e dei social media sembra giocare un ruolo importante nella genesi della depressione adolescenziale. Si stanno moltiplicando negli ultimi anni gli studi internazionali che cercano di spiegare il complesso rapporto (mai unidirezionale e deterministico) fra uso di comunicazione elettronica e sintomi depressivi in adolescenza.

Lei sta portando avanti un progetto di ricerca incentrato sulla depressione in preadolescenza: quindi la depressione compare anche prima di quanto emerge dai dati o è la prevenzione a dover anticipare l’insorgere di un possibile disagio?
Nel nostro studio quasi il 20% dei preadolescenti ha manifestato sintomi depressivi anche se molto raramente si raggiungono i livelli di soglia della depressione. Bisogna considerare tuttavia che la comparsa di sentimenti depressivi in preadolescenza, anche quando non assume le forme di una diagnosi clinica, influisce negativamente sull’andamento scolastico, sulle relazioni familiari e amicali. Inoltre, gli studi indicano che la comparsa di sentimenti depressivi in preadolescenza prelude alla manifestazione di una sintomatologia depressiva più importante negli anni successivi.
Quindi, dato l’andamento incrementale dei sentimenti depressivi dalla preadolescenza, all’adolescenza e fino all’età adulta e dato il ruolo che tali sentimenti hanno per l’adattamento degli individui, per noi è molto importante identificare i correlati e i predittori della depressione nell’età di esordio di questa condizione di rischio. Questo può consentire di definire piani di prevenzione davvero efficaci e precoci.

Il focus del vostro progetto è in particolare sulle relazioni familiari: cosa può andar storto in famiglia e quali sono invece i fattori che possono proteggere i giovanissimi dalla depressione?
Fra i vari fattori considerati correlati o predittori della depressione in preadolescenza, le variabili legate al contesto familiare possono giocare un ruolo significativo.
Durante la preadolescenza, infatti, la famiglia deve affrontare cambiamenti relazionali impegnativi che a volte possono creare dei problemi di adattamento per genitori e figli. Fra i fattori familiari, assume un ruolo centrale la dimensione affettiva del sostegno genitoriale (definito in termini di accettazione del figlio, di calore affettivo, di disponibilità al dialogo che i genitori manifestano nei confronti dei figli). Infatti, moltissimi studi hanno sottolineato come i preadolescenti siano più resilienti di fronte alle difficoltà del loro periodo della vita se possono contare su genitori supportivi, che si prendono adeguatamente cura di loro.
Cosa può andare storto? La preadolescenza è una fase difficile per la famiglia, è un periodo di transizione in cui occorre modificare quell’equilibrio che funzionava fino a poco prima e andare alla faticosa ricerca di un nuovo equilibrio che avrà caratteristiche diverse dal precedente e dovrà essere dinamico, mai statico. In questo periodo la disponibilità dei genitori a un adattamento flessibile rispetto ai cambiamenti dei figli è la risorsa più preziosa, ma ahimè, è molto onerosa (sul piano di energie mentali, affettive, di tempo)!

Quali sono i principali risultati emersi finora dalla vostra ricerca?
Dalla nostra ricerca emerge innanzitutto il fatto che i sintomi depressivi sono abbastanza diffusi fra i preadolescenti e possono costituire un rischio per il loro adattamento presente e futuro. Le femmine sono più a rischio dei maschi. La famiglia ha un ruolo importante, in particolare nelle sue dimensioni di sostegno.
Mentre la letteratura sottolinea da più tempo che il sostegno materno è protettivo rispetto alla comparsa di sintomi depressivi, è più recente l’attenzione posta al ruolo del sostegno paterno: nel nostro studio emerge proprio che oltre alla centralità del sostegno materno, le buone relazioni con il padre in preadolescenza hanno un ruolo protettivo rispetto alla depressione. Inoltre, vediamo come la buona qualità delle relazioni con i genitori abbia una funzione protettiva soprattutto nelle diadi same-sex (madre-figlia; padre-figlio).
Non solo. Le variabili familiari intervengono per mediare gli effetti anche di altre variabili legate al rischio internalizzato dei figli preadolescenti. In particolare nel nostro studio abbiamo visto che essere preadolescenti con alti livelli di empatia può costituire una condizione di rischio per la depressione, soprattutto quando questi preadolescenti hanno genitori poco supportivi. Invece, avere alti livelli di empatia e vivere con genitori con buone capacità supportive limita il rischio di depressione. Ancora una volta il ruolo protettivo del sostegno genitoriale dipende non solo dal classico ruolo affettivo delle madri ma anche al meno studiato e riconosciuto ruolo affettivo dei padri.