Storie di ricerca

Prima la cultura o il paesaggio? L’evoluzione degli insediamenti nell’Anatolia ittita

Perché qualcosa si trova in un certo luogo? E perché qualcos’altro, in quel luogo, non c’è? Lungi dall'essere banali, queste domande sono essenziali per comprendere fasi e sviluppo della vita dell'umanità perchè toccano quasi ogni aspetto della nostra quotidianità. Nel passato, nel presente... e nel futuro!
La storia di un oggetto è legata indissolubilmente ai valori culturali di chi lo usa, e contribuisce a formarne l'identità. Questo è vero per gli oggetti di uso comune, come il nostro cellulare, ma anche per gli edifici, le strade, i villaggi e le città... persino per il paesaggio!

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Lo studio del paesaggio ha conosciuto uno sviluppo diversificato in archeologia, ma è entrato a pieno titolo tra i temi principali di ricerca scientifica solo dalla fine degli anni Ottanta. È quindi un settore relativamente “giovane”. Interessante da notare è il mutamento della prospettiva sul paesaggio - che non viene più considerato esclusivamente come uno spazio fisico dotato di risorse che forniscono alle persone una base economica di sostentamento, ma può essere interpretato anche con un approccio fenomenologico, ovvero attraverso “l’esperienza percettiva [...] dal punto di vista del soggetto (Tilley 2009). In questa prospettiva, non c’è un unico paesaggio - da intendersi come territorio fisico - ma ci sono un “paesaggio visivo”, un “paesaggio olfattivo”, un “paesaggio sonoro”, e così via. Le modalità in cui gli ambienti influenzano lo sviluppo della cultura e, a loro volta, le attività culturali modellano e modificano gli ambienti, sono strettamente legate a come le persone percepiscono il mondo e ai processi decisionali propri di una specifica cultura, che portano alla formazione dello spazio.

Nel corso del programma di dottorato Tech4Culture* intendo identificare per la prima volta i processi decisionali culturalmente connotati che hanno determinato la configurazione dello spazio, in particolare per quanto riguarda le culture del paesaggio anatolico, utilizzando il GIS (Geographical Information Systems) come strumento tecnico.

Nonostante il crescente interesse degli studiosi per le dinamiche tra uomo e ambiente, il paesaggio anatolico è un oggetto di analisi ancora poco esplorato. In parte, la scarsità di indagini sistematiche può essere attribuita all'attenzione costante dedicata agli studi di siti più estesi. Inoltre, sono rari gli studi specialistici riguardanti la ricostruzione delle regioni climatiche, l'uso del suolo, e così via. Tuttavia, la necessità di comprendere le dinamiche tra gli abitanti e la regione emerge con particolare evidenza se si esamina più da vicino la politica di insediamento degli Ittiti: la fondazione di nuovi nuclei abitativi e l'abbandono della maggior parte dei più antichi insediamenti - che oggi sono riscontrabili nelle colline antropiche dette “tell” in arabo, cioè in quelle colline artificiali costituite di detriti stratificati - sono la prova di una riorganizzazione (avvenuta all’interno delle società dell'Anatolia centrale intorno alla seconda metà del XVI secolo a.C.) che ha comportato un cambiamento intenzionale nella percezione locale dello spazio.

Il fine ultimo della mia ricerca è distinguere tra le costanti geografiche e le scelte umane - di carattere socio-culturale - nelle culture del paesaggio anatolico. Di conseguenza l'obiettivo principale del progetto è la ricostruzione comparata del paesaggio archeologico dell'Anatolia centrale e orientale, dal Calcolitico all'Età del Ferro. Gli aspetti più importanti da analizzare comprendono:

  1. i modelli di insediamento: quali tipologie di insediamento (abitazioni, fortificazioni, cave, ecc.) possiamo ipotizzare e mappare a partire dai dati di scavo e dai risultati delle indagini? Possiamo documentare la continuità e/o il cambiamento per quanto riguarda la loro ubicazione e le loro caratteristiche;
  2. i fattori di localizzazione: quali risorse (corsi d'acqua, materiali da costruzione come legno e argilla, metallo, ecc.) possono essere considerate fattori di localizzazione fondamentali per la scelta dei siti, e quale posizione occupano nelle aree geografiche e negli intervalli temporali oggetto della ricerca?
  3. Strategie di adattamento umano: in che modo l'ambiente ha determinato il comportamento umano e come, a sua volta, l'attività umana ha modellato e trasformato il paesaggio? E ancora, è possibile ricostruire l’intervento umano e i processi decisionali di una specifica regione geografica e cultura?

Il metodo computazionale, combinato con un approccio a più fonti che prende in esame i reperti storici, testuali e archeologici di periodi differenti, consentirà di escludere o includere i fattori di localizzazione specifici che influenzano i modelli di insediamento nel tempo. Mentre le analisi basate sul GIS descrivono un processo decisionale basato esclusivamente sull'efficienza, per esempio la vicinanza ottimale alle risorse, grazie all’approccio multi-fonte possiamo individuare altri fattori - come la superstizione, la tradizione religiosa, l'estetica, ecc. - in grado di costituire elementi di attrazione o repulsione per la scelta di certi punti o aree. In questo modo, sarà possibile individuare i processi decisionali propri di specifiche culture che hanno portato alla configurazione dello spazio nell’Anatolia centrale e orientale, in particolare nel periodo ittita. Allo stesso tempo, l’indagine sui possibili fattori di localizzazione aiuterà a calibrare i parametri di calcolo computazionale, e a supportare l'impiego delle tecnologie GIS in archeologia.

Questo tipo di indagine, a oggi senza precedenti, solleva molte questioni, relative alla natura della società e alle strategie di potere e controllo a sua disposizione. Inoltre, l'approccio diacronico permetterà di costruire un set di dati unico e continuativo degli insediamenti e delle loro caratteristiche, utile per future ricerche sulle antiche culture dell’Anatolia.


*Il progetto T4C (Technologies for Cultural Heritage) è finanziato dal programma Horizon 2020 per la Ricerca e Innovazione dell'Unione Europea, in accordo con il Marie Skłodowska-Curie grant agreement N. 754511.