Storie di ricerca

Un adesivo è per sempre! La chimica che salva l'arte contemporanea

Nel 1962 Andy Warhol stampa su tela un pattern prefabbricato, diviso in zone da colorare secondo un codice numerico, di cui solo alcune erano riempite, lasciando volutamente il lavoro incompleto. Intitolata Do it yourself, questa serie è fatta di materiali sintetici, più deperibili di quelli dell’arte tradizionale. Anche se Warhol non è stato il primo a introdurre questi materiali, la pop art, che lui rappresenta, pone una questione cruciale per la scienza della conservazione: come ridurre l’alto tasso di degrado di questo tipo di materiali e quindi conservare la memoria della nostra società?

English version

L’evoluzione dell’arte contemporanea e l’utilizzo di nuovi materiali sono strettamente legati ai principali eventi e fenomeni sociopolitici, che hanno caratterizzato il ventesimo secolo. L’introduzione di tecniche artistiche non tradizionali deriva da molti fattori, strettamente legati a questi grandi eventi, come: lo sviluppo di alternative sintetiche per fronteggiare la scarsità di materiali tradizionali durante la Seconda Guerra Mondiale; la nascita di molte industrie di esplosivi, vernicie film protettivi, con grande capacità produttiva, che non avevano più un mercato abbastanza grande dopo la fine della guerra; i cambiamenti radicali nella società provocati dalle guerre mondiali, dalla Rivoluzione Russa, dalla divisione del mondo in capitalismo e socialismo, dal nazismo e dall'olocausto, dalla migrazione degli intellettuali dall'Europa in America e dall'inizio della Guerra Fredda. (Shashoua, 2016, p.ix; Standeven, 2008, p.79, Elias, 2010, p.26).

Questi fattori sono stati una sfida per gli artisti nel proporre nuovi modelli estetici. Anche se i cambiamenti nella chimica dei materiali pittorici possono apparentemente avere una relazione immateriale con l'interpretazione di un dipinto, le proprietà intrinseche di quest’ultimo "permettono a un artista di comunicare in modo efficace" e hanno "un effetto profondo su come gli artisti lavorano", contribuendo alla spinta dell'aspirazione artistica a rompere con gli schemi della tradizione. (Elias, 2010, p.26; McGlinchey and Pratt, 2000, p.9).

Torniamo a Andy Warhol. Esponente della pop art, diventato celebre sviluppando un'espressione artistica che usava icone della pubblicità e celebrità popolari, Warhol fu forse il più famoso e il primo artista a introdurre numeri adesivi applicati in un'opera d'arte per creare la serie Do It Yourself, ispirata al prodotto commerciale "paint by numbers" (vedi Fig. 1). L'opera d'arte è stata realizzata con colori acrilici e numeri Letraset®: un adesivo "trasferibile" prodotto dall'omonima azienda britannica, che consiste in caratteri, numeri o lettere, serigrafati su un foglio di plastica, poi rivestito con un sottile strato di adesivo sensibile alla pressione e infine protetto con una carta cerata. Per trasferire le cifre su una superficie bastava appoggiare il foglio trasparente e grattarlo. Questi famosi adesivi trasferibili a secco sono stati prodotti a partire dagli anni '60 come alternativa ai tradizionali adesivi trasferibili ad acqua.

L’aumento della presenza di materiali sintetici nelle collezioni, pone una sfida importante ai conservatori dei musei, perché sono meno stabili rispetto ai materiali artistici più tradizionali. Considerando che sarà necessaria molta ricerca per ridurre le incertezze legate a questi materiali  e alle pratiche per la loro conservazione, con il mio progetto di dottorato ho deciso di contribuire allo studio della  composizione e dei meccanismi di degradazione del Letraset®, in modo da migliorarne la sua conservazione.

I risultati ottenuti durante questo progetto di ricerca, che si svolge nel corso del programma T4C*, possono avere un grande impatto nella cura delle collezioni per via dell'ampio uso del Letraset® non solo nell’arte moderna e contemporanea ma anche nella produzione di disegni architettonici, materiale grafico, poster, libri d'artista, fotografie, mappe, poesia visiva, miniature, carte scientifiche, disegni per indagini archeologiche, etichette e segnaletica.
Per studiare la conservazione del Letraset®, ne sto realizzando una caratterizzazione scientifica presso il Dipartimento di Chimica usando radiazioni infrarosse e misure spettrometriche che mi aiutano a infrangere il segreto della sua formulazione (protetta dalla casa produttrice) e a svelarne la composizione chimica. Queste analisi, unite a prove di invecchiamento accelerato fatte su alcuni campioni modello, possono darci una migliore conoscenza di quale possa essere il processo di degradazione. Con queste informazioni si potranno quindi produrre linee guida per definire i trattamenti e le condizioni ambientali ideali per la  conservazione del Letraset® ma anche per lo studio delle plastiche e degli adesivi sensibili alla pressione conservati in musei, archivi e collezioni.


*Il progetto T4C (Technologies for Cultural Heritage) è finanziato dal programma Horizon 2020 per la Ricerca e Innovazione dell'Unione Europea, in accordo con il Marie Skłodowska-Curie grant agreement N. 754511