Storie di ricerca

Funghi e batteri, gli spazzini ideali di suoli inquinati

Funghi e batteri del suolo sono un invisibile ma potentissimo esercito che agisce in sinergia e permette di trasformare molti inquinanti presenti nei suoli. Il progetto Life Biorest intende usarli nel biorisanamento ambientale per restituire aree contaminate alla collettività
Dipartimento / Struttura
Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi
In Europa ci sono circa 2,5 milioni siti potenzialmente contaminati e più di 340mila sono già stati classificati come contaminati e necessitano di una bonifica (dati dell’European Enviroment Agency, EEA). In Italia ne abbiamo più di 20mila, e in 40 Siti di Interesse Nazionale (SIN) - individuati dal Ministero dell’Ambiente e distribuiti su tutto il territorio - il problema è in fase particolarmente acuta, con gravi danni per l’ambiente, la salute della popolazione limitrofa e l’economia. A oggi, meno del 20 per cento del territorio dei SIN è stato bonificato. Ed è un vero peccato, anche perché, ancora una volta, si perde un’occasione importante anche dal punto di vista economico. Secondo Confindustria, infatti, investendo i 10 miliardi di euro necessari per le operazioni di bonifica se ne attiverebbe il doppio, e 5 miliardi tornerebbero allo Stato sotto forma di entrate fiscali. Inoltre, si verrebbero a creare circa 200mila posti di lavoro con un conseguente formidabile volano di crescita economica e sociale. Il progetto LIFE BIOREST (www.lifebiorest.it) vuole dimostrare l’efficacia e la sostenibilità economica di un approccio di biorisanamento di suoli inquinati da idrocarburi, oli minerali e BTEX (sostanze presenti nei derivati del petrolio) basato sull’uso di funghi e batteri con spiccate capacità degradative. Al progetto partecipano 7 partner provenienti da Italia, Francia e Spagna e le attività sperimentali si svolgono presso il SIN di Fidenza, costituendo un modello applicativo esportabile a livello regionale, nazionale e comunitario. Abbiamo finora isolato centinaia di ceppi di funghi e batteri che sono stati identificati e caratterizzati per le loro capacità degradative e di stress-tolleranza. Alcuni, che vivono da tempo nel suolo particolarmente contaminato, hanno evoluto un metabolismo tale da prediligere come fonte di carbonio gli inquinanti rispetto ad altre molecole facilmente assimilabili come il glucosio. I ceppi più performanti sono stati saggiati in micro e mesocosmi (rispettivamente 500 grammi e 50 chili di suolo contaminato) al fine di selezionare il consorzio microbico più efficace nell’abbattere le concentrazioni degli inquinanti da usare per allestire una biopila dimostrativa di circa 400 metri cubi, a cui seguirà una fase di rivegetazione. Scopo ultimo del progetto è ripristinare le caratteristiche ecologiche del suolo, contrastare la perdita di fertilità, biodiversità e resilienza, e restituire alla comunità nuove aree verdi. Ma vogliamo altresì definire linee guida per il biorisanamento che siano applicabili anche in altri scenari, e diffondere la conoscenza e la consapevolezza dei vantaggi derivanti dall’utilizzo di microorganismi nella bonifica di siti contaminati. Un approccio biologico, infatti, generalmente viene eseguito in situ (senza rimuovere la matrice inquinata) ed è risolutivo rispetto ai più diffusi contaminati ambientali, presentando decisivi vantaggi economici e sociali.